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Miwanu ka ka

La strada per raggiungere Sakété è sconfinata come il cielo d’Africa, è rossa come il calore che emana questa terra, è ricca di vegetazione come la vita vivace, colorata, genuina che pullula in questi villaggi fatti di case di argilla e paglia, dimenticati dagli uomini, ma non da Dio. Segue la nostra macchina un camioncino con gli elettrodomestici che tutti noi abbiamo donato all’ orfanotrofio di Sakété, piccolo pezzetto di mondo a sud est del Benin, dove il tempo sembra essersi fermato su quella strada di terra rossa, su quelle case ingiallite in stile coloniale, su quelle bancarelle riempite di frutta e di ceste di ogni colore.

È stretto il corridoio per entrare nel giardino interno dell’orfanotrofio, è buio, è usurato dai muri ormai invecchiati; è stretto il passaggio per arrivare nel cuore dell’edificio che ospita più di quaranta bambini e tre suore che si prendono cura di loro; è stretto il percorso da compiere per arrivare ai loro occhi grandi, scuri, malinconici. Di sicuro penseremo che “stretto” significhi sacrificio e fatiche, ma la Parola di Dio ci fa sperimentare che “stretto” vale a dire a misura di bambino e di povero:

“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano” - Matteo 7, 13-14

Il pomeriggio è molto afoso e umido, anche il clima è impegnativo in questa terra tanto bella quanto difficile! Ad accoglierci c’è suor Lucia, la più anziana delle suore; nello sguardo la sicurezza di saperci lì per quel giorno e per quell’ora, la certezza di potersi fidare e l’infinita gratitudine, che va a tutti voi cari amici, che avete contribuito a questo piccolo gesto di carità.

I miei compagni di viaggio, le père Ennio e le docteur Carló, come ormai vengono amichevolmente chiamati dai fratelli beninesi, si occupano che tutto venga scaricato e montato con cura; gli amici che ci accompagnano, Modeste, di nome e di fatto, e Placide, – un omone enorme che potremmo chiamare “il gigante buono” – non ci lasciano un istante, sono i nostri angeli custodi. Le suore e le ragazze più grandi ci aiutano a disfare gli imballaggi, i bambini, incuriositi da questo andirivieni, cominciano a fare capolino dalle stanze, si avvicinano, ridono, giocano, non ci guardano più con diffidenza, come la prima volta che abbiamo accarezzato questo luogo unico e sacro! Emozione, incredulità, gioia, “merci, merci beaucoup” ripetuto come una nenia: oggi è un giorno di festa a Sakété!

I bambini intonano una canzone di ringraziamento che accompagna il nostro e il vostro ritorno a casa…è “largo” il corridoio per uscire dall’orfanotrofio di Sakété!

Grazie di cuore a tutti! Merci beaucoup à tout le monde! Miwanu ka ka!

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